giovedì 25 ottobre 2007

COMUNICATO STAMPA

ROMA – MENU’ ETNICI, ROCCA (AN): NO ALL’IMPOSIZIONE ALIMENTARE PER GLI ALUNNI DELLE SCUOLE ROMANE.

L’iniziativa del Comune di Roma di introdurre i menù etnici nella mense delle scuole ha fatto scattare la polemica già al suo esordio, ma del resto non ci si poteva attendere altra reazione.

La bella trovata del Dipartimento XI e dell'Assessorato alle Politiche Educative e Scolastiche del Comune di Roma, prevede che nelle mense scolastiche venga servito una volta al mese, un menù etnico di una delle otto comunità più presenti nelle scuole della Capitale: Bangladesh, Romania, Albania, Polonia, Perù, Cina, Marocco, Filippine.

“Fin qui nulla di male se non fosse per il fatto che il menù etnico non sarà una scelta ma bensì un’imposizione, poiché i bambini in quel giorno non avranno un menù alternativo”.

Lo dichiara Federico Rocca dirigente romano di An.

“Infatti, alle domande incalzanti di molti genitori, i direttori scolastici hanno risposto che qualora i bambini non dovessero gradire il menù etnico, in quel giorno non è prevista alcuna alternativa, vale a dire che possono tranquillamente digiunare. Questa non è educazione alimentare ma un approccio sbagliato verso la multiculturalità di cui tanto si riempie la bocca il Campidoglio.

Inoltre abbiamo appreso che a cucinare questi cibi saranno i cuochi delle scuole, vorremmo sapere dal Comune di Roma, quali corsi specifici abbiano seguito per poter passare dalla classica pasta al sugo ai ravioli pierogi (Polonia) o al couscous del maghreb (Marocco) oppure all’utilizzo di spezie dai sapori forti ed inusuali per in nostri palati come la curcuma e il cumino.

Ieri (mercoledì), molti bambini hanno digiunato poiché non hanno gradito questo impatto così forte con una nuova cucina, ciò crea un disagio nel bambino e soprattutto rischia di genere un rifiuto a priori verso qualsiasi cucina diversa dalla nostra.

Strano che i grandi educatori e psicologi del Comune di Roma che si vantano di conoscere tutto l’universo mondo, non abbiamo pensato ad una formula più soft – prosegue Rocca - magari sperimentando per il primo anno un menù in accoppiata con quello tradizionale.

Anche se riteniamo che sarebbe stato più opportuno avvicinare prima gli alunni alla conoscenza dei prodotti tipici regionali del nostro Paese, poiché così facendo magari conosceranno il tave kosi albanese ma non il Brodo chjinu calabrese.

Solo a Portuense sono state tre le scuole in cui la stragrande maggioranza dei bambini non ha mangiato, immaginiamo che questo dato riportato sulla città possa tranquillamente farci affermare che oltre il 70% dei bambini non abbia gradito la novità.

Basta con questa falsa integrazione, fatta di spot ed iniziative estemporanee – conclude Rocca - il multiculturalismo è altra cosa, così come la conoscenza delle diverse culture, per fortuna che spesso l’intelligenza dei bambini nel relazionarsi con gli altri superi la strumentalizzazione della Giunta Veltroni”.


Roma, 25 ottobre 2007

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