mercoledì 6 giugno 2007

IL GIORNALE ed. ROMA 6 giugno 2006

IL GIORNALE ed. ROMA 6 giugno 2006

La sinistra divisa perfino contro Bush
di Michela Giachetta - mercoledì 06 giugno 2007, 07:00

Nemmeno l’opposizione a Bush unisce la sinistra capitolina, che sceglie strade diverse per manifestare il suo dissenso contro la politica del presidente degli Stati Uniti, in visita nella capitale da venerdì sera a domenica mattina.
Sabato a Roma sono in programma due differenti iniziative, segno palese dell’impossibilità da parte della sinistra e dei movimenti collaterali di organizzare un evento unitario: un corteo che partirà alle 15 da piazza Esedra e terminerà in piazza Navona e una manifestazione a piazza del Popolo, dove, dalle 15.30 e fino a tarda sera, ci saranno interventi politici e concerti. «Con l’altra America. Fermiamo tutte le guerre di Bush», è lo slogan che apparirà in quella piazza, in cui interverranno Rifondazione, i Comunisti italiani, la Sinistra Democratica, con associazioni, come «Un ponte per» e «Libera». Al corteo, che sarà aperto dallo striscione che «No Bush, no war, no alle politiche di guerra del governo Prodi», che manifesta un’evidente critica all’attuale presidente del consiglio, aderiranno, invece, una rete di partiti e movimenti che vanno da Action a Sinistra critica, Cobas, Global meeting network, oltre a gruppi pacifisti e centri sociali. Saranno presenti anche i consiglieri regionale e comunale dei Verdi, Giuseppe Mariani e Luigi De Cesare. Assente al corteo il Prc, fatta eccezione per la Sinistra critica.
Adriana Spera, capogruppo di Rifondazione in Comune, dichiara che «al corteo la presenza del Prc non è gradita». Cosa che viene confermata da alcuni organizzatori dell’iniziativa, i quali ribadiscono che la manifestazione «avrà una piattaforma completamente diversa da quella che si manifesterà a piazza del Popolo». Il comitato promotore del 9 giugno, che attende l’arrivo di circa 100mila persone, dichiara, inoltre, di avere la responsabilità che tutto si svolga in maniera tranquilla.
Il corteo, durante il quale ci saranno «azioni dimostrative pacifiche», da piazza Navona, prenderà via Cavour, poi i Fori Imperiali, piazza Venezia, via Botteghe Oscure e corso Vittorio, fino all’arrivo a piazza Navona, previsto per le 17. Manca ancora l’autorizzazione definitiva della prefettura per quel percorso, ma il comitato dice che «è già stato stabilito». «E non ci saranno deviazioni - aggiunge - nemmeno nel caso in cui mancasse l’ok da parte della prefettura».
Ancora incerto, invece, il prezzo del biglietto per chi decide di venire a Roma a manifestare. È in corso una trattativa fra i comitati promotori del corteo e Trenitalia. «Quest’ultima aveva offerto ai vari comitati uno sconto del 20 per cento sul biglietto - spiega Franco Grisolia del partito comunista dei lavoratori - mentre noi avevamo chiesto il 60 per cento». «E pensare - aggiunge Grisolia - che durante il governo precedente era stato fissato di tagliare del 50 per cento il costo del biglietto in occasioni come queste». In forse anche la visita di Bush a Trastevere, in programma sabato mattina. L’appuntamento con la comunità di Sant’Egidio è quello che preoccupa di più le autorità che hanno il compito di vigilare nella zona, soprattutto per le difficoltà logistiche rappresentate da Trastevere, un quartiere formato da stretti vicoli in cui abitano oltre 100mila persone.
La decisione definitiva dovrebbe essere presa non prima di domani. Ma Mario Marazziti, portavoce della Comunità, dichiara che «tutto procede come stabilito dal programma ufficiale diffuso il 2 giugno scorso da Washington».
Intanto, comitati e collettivi di studenti hanno già invitato gli abitanti di Trastevere ad esporre bandiere, striscioni e lenzuola contro la guerra e contro il presidente Usa. E il prefetto Achille Serra ha convocato per oggi il comitato provinciale per la sicurezza che sarà interamente dedicato a definire il piano previsto per l’arrivo del presidente degli Stati Uniti. Un piano del quale, in queste ore, si sta già discutendo al Viminale dal quale arriveranno, probabilmente, le linee guida per quanto riguarda gli uomini da impegnare a Roma tra venerdì e domenica.


Obiezioni trasversali in Campidoglio su un’area ex Acea da «valorizzare»di Omar Sherif H. Rida - mercoledì 06 giugno 2007

«Trasformazione e riqualificazione del compendio immobiliare di proprietà di Acea spa in via Laurentina 555»: recita così l’intestazione della delibera 305 del 13 dicembre 2006 che dovrebbe essere votata, dopo numerosi rinvii, nel corso di un prossimo Consiglio comunale. Un’area di ben ventimila metri quadrati, a ridosso dell’Eur e vicina al nodo di scambio della metro B «Laurentina», in cui dovrebbe sorgere «un complesso a destinazione residenziale per un massimo del 30 per cento (pari a circa seimila metri quadrati) e non residenziale per la restante parte». Il tutto a patto che venga approvata la delibera 305/06 e il relativo cambio di destinazione d’uso da «zona M1» - che nel Prg vigente destina l’area a «servizi pubblici generali» - a «zona F» (senza contare la classificazione «Infrastrutture tecnologiche» prevista dal nuovo Prg). Peccato che dal 19 dicembre 2006 - contrariamente a quanto si legge nella delibera - il compendio immobiliare in questione risulti non essere più di proprietà dell’Acea perché ceduto da quest’ultima a una società privata attraverso procedura competitiva.
«In sostanza - denunciano i consiglieri comunali di An Marco Visconti (vicepresidente della commissione Patrimonio) e Luca Gramazio, e il capogruppo capitolino dell’Udc, Dino Gasperini - il Consiglio comunale, ancora una volta ridotto al ruolo di passacarte, sarà chiamato a ratificare la valorizzazione di un’area che è stata già ceduta a un privato. L’Acea e il Comune ci spieghino quello che non emerge dal testo: quanto vale attualmente l’area rispetto a quanto indicato nella delibera (circa 12 milioni di euro, ndr,) e soprattutto come il plusvalore economico derivante dalla sua prevista valorizzazione andrebbe comunque a finire nelle casse comunali».
Obiezioni che l’11 maggio scorso il presidente Umberto Marroni (Ulivo), in rappresentanza dell’intera commissione Patrimonio, ha già formulato con una lettera inviata ai vertici di Acea e al direttore del VI Dipartimento «Pianificazione e Progettazione generale», Daniel Modigliani. Nella missiva si richiedono inoltre chiarimenti sulla «procedura con la quale è stata effettuata la seconda fase competitiva adottata per l’alienazione della sola area di via Laurentina - in quanto l’avviso iniziale riguardava anche il compendio immobiliare di via delle Testuggini - e se esiste un precedente da parte del Comune di avvio dell’alienazione con l’indicazione di soggetti privati precedente alla delibera di indirizzo del Consiglio comunale».
Una procedura diversa rispetto a quella adottata per il deposito Atac di via della Lega Lombarda, ceduto dopo la valorizzazione attraverso asta pubblica. «Non è ammissibile - concludono Visconti, Gramazio e Gasperini - che il Campidoglio usi metodi diversi a seconda delle aree e delle aziende da valorizzare. Chiediamo all’assessore Morassut di ritirare la delibera, auspicando per il futuro un criterio unico per ottimizzare al meglio questo genere di risorse nell’interesse del Comune, dei cittadini e delle aziende stesse».


Unità stilistica cercasi per l’Eur L’urbanista Samperi: interventi senza modelli né identità, l’unico intento è stupire
di Redazione - mercoledì 06 giugno 2007

È stato esposto nei giorni scorsi il programma di interventi, soprattutto architettonici, intesi a dare all’Eur una rinnovata identità. Opere che necessariamente dovranno trovare un dialogo urbanistico e formale con la realtà degli edifici monumentali: la «nuvola» di Massimiliano Fuksas, il «grattacielo» di Franco Purini, la riqualificazione delle «torri» del ministero delle Finanze di Renzo Piano, il riassetto del Velodromo, la riqualificazione delle aree verdi e la ristrutturazione di alcune attività presenti come il Luneur, oltre a un acquario sotto il laghetto. «Spectacular city» è stato il titolo esotico ed enfatico di quella che più che una «giornata di studio» è stata la pubblicità di progetti per «rinnovare» il quartiere. Esposti in forma di monologo autoreferenziale dagli autori politici e tecnici al fine di prevenire la montante protesta dei cittadini del quartiere (e non solo) ed evitare accuratamente di aprire un dibattito anche con interlocutori esterni. La sinistra sembra aver scoperto da pochi anni i valori dell’Eur dopo una lunga demonizzazione di questa grande operazione urbanistica, concepita e avviata negli anni Trenta e Quaranta e conclusa nel dopoguerra. Dopo la rivalutazione degli anni passati e l’attribuzione alla parte monumentale del termine «città storica» al fine di salvaguardarne i valori, si propongono ora interventi che rischiano di compromettere l’immagine del quartiere, attraverso episodi casuali e urbanisticamente improvvisati che, per la loro dimensione, lascerebbero il segno indelebile della totale rinuncia ad ogni parvenza di pianificazione e programmazione urbanistica, non meno che del piuttosto oscuro periodo attraversato dall’architettura contemporanea. Smentendo la politica degli anni Sessanta e Settanta, quando all’opposizione di sinistra non bastavano mai i pur numerosi strumenti attuativi prodotti, compreso il piano particolareggiato dell’Eur adottato nel 1969 (e ancora operante per gli allineamenti e le prescrizioni di zona), ora si pensa di operare interventi non marginali, tutti in variante al Prg e a tale piano. Si dà così il via a un complesso di progettazioni architettoniche non rispondenti ad alcuna indicazione di criteri generali, di fronte alla presenza di progettisti che, in un’epoca nella quale l’architettura stenta a trovare un minimo di unità di stili, di tendenze, di modelli, anziché sforzarsi di ricercare questo valore preferiscono sbizzarrirsi in forme che sembrano avere alla base soltanto la ricerca di novità formali intese a «meravigliare», a «stupire».Non mi addentro in valutazioni più specifiche, non è il mio mestiere, ma i giudizi di numerosi e qualificati critici non sono, generalmente, lusinghieri. Del resto, esempi recentissimi lo dimostrano, anche se le responsabilità non sono soltanto dei progettisti: la Città della Musica, efficiente dal punto di vista funzionale, non lo è affatto per l’ubicazione e non è certo la migliore opera architettonica di Piano; l’Ara Pacis è un vero pugno in un occhio, sotto ogni punto di vista; la chiesa di Tor Tre Teste potrà anche essere apprezzabile nelle forme, ma è da dubitare che abbia i requisiti richiesti da una chiesa cattolica; la scandalosa edificazione dei terreni comunali in piazza dei Navigatori, lasciati ad alcune imprese per usucapione, dietro il paravento di un grande progetto architettonico frutto di concorso internazionale, gettato in un cassetto il progetto vincitore, sta vedendo crescere un ennesimo mostro edilizio. Un’altra grande opera, il Centro Congressi, espresso dalla «nuvola» (vorrà nasconderlo alla vista?) di Fuksas, ancora non si può giudicare, ma tutto fa ritenere che il mostruoso parallelepipedo progettato accanto comprometterà le visuali non solo dalla zona immediatamente attigua, ma dell’intero Eur, con un volume che, per forma ed altezza (circa 60 metri), è assolutamente estraneo all’ambiente romano. Altrettanto si può già affermare per l’altro grattacielo progettato da Purini su un’area situata subito al di là dei limiti sud dell’Eur (Quartaccio), in un anonimo nuovo complesso edilizio.
* Urbanista

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