giovedì 3 maggio 2007

Comune di Roma: Finanziaria 2007 ed il gioco delle tre carte.

Nello scorso mese di novembre, nei giorni caldi del varo della Finanziaria per il 2007, la pressione sul ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa è stata fortissima.

La manovra 2007 aveva infatti come obiettivo principale la riformulazione dell’IRPEF in modo da far pagare “meno tasse a nove italiani su dieci”. Il risultato è stato invece una critica unanime e feroce tanto del centro-destra quanto dello stesso centro-sinistra.


Il cuore del problema riguardava inter alia l'ampliamento degli strumenti di prelievo a disposizione degli enti locali.

Secondo Padoa Schioppa, le maggiori leve fiscali messe a disposizione dei Comuni non si sarebbero tradotte “necessariamente in un incremento della pressione fiscale, bensì in una maggiore responsabilizzazione”.

Appena due mesi dopo, le previsioni del Ministro “Cassandra” si sono rivelate in un tradimento dei sindaci e soprattutto in una beffa per i contribuenti di tutta Italia.

Il dipartimento per le Politiche fiscali ha infatti recentemente pubblicato le delibere comunali sugli adeguamenti delle addizionali Irpef, introdotti dalla Finanziaria 2007. Il dato definitivo parla chiaro: da Pordenone a Canicattì, due sindaci su tre hanno deciso di aumentare il prelievo!

A livello Italia, per i cittadini il salasso finale, solamente per l'Irpef comunale, oscillerà intorno ai 500 milioni di euro.

Una batosta che si doveva mettere in conto, perché la manovra di Padoa-Schioppa e del suo viceministro, Vincenzo Visco, con una mano ha dato e con l'altra ha preso.

Così come a livello centrale, il gioco delle tre carte si è ripetuto anche a livello locale. In specie, un esempio emblematico di distorta applicazione delle leve della manovra fiscale 2007 è riscontrabile nel caso di Roma, città ormai da troppi anni governata dalla giunta di centrosinistra: qui l'aliquota IRPEF è passata dallo 0,2% allo 0,5% (con un onere effettivo per il contribuente del 150% di imposta in più). E ciò in totale spregio del principio di progressività delle imposte espressamente richiamato dall’art. 53 della Costituzione. Infatti, con l’addizionale comunale tanto il cittadino ricco quanto quello meno abbiente pagano le imposte nella stessa misura.

Per rendere tale pillola amara appena appena più dolce, il sindaco Walter Veltroni ha poi disposto leggere riduzioni dell'ICI sulla prima casa, scesa dal 4,9 al 4,6 per mille e delle tasse sulla nettezza urbana (TARSU) che interessano appena 325.000 contribuenti, e cioè quelli che sono proprietari di una casa di residenza. Al riguardo, è appena il caso di rilevare che tanto l’ICI quanto la TARSU sono determinate in funzione delle caratteristiche degli immobili: tanto più grandi sono gli immobili quanto più è elevata la misura delle imposte. Su queste basi, le riduzioni stabilite dalla giunta Veltroni avranno l’effetto di agevolare maggiormente i cittadini ricchi che certamente posseggono immobili di maggiori dimensioni rispetto a quelli meno abbienti.

In sostanza, a fronte di un aumento della tassazione IRPEF di 0,3 punti percentuali per quasi 2 milioni di persone (i.e. per quasi tutti i cittadini romani che producono reddito, ricchi e non, proprietari di casa e affittuari), è stata disposta una riduzione dell’ICI di appena 0,03 punti percentuali per appena 325.000 contribuenti (i.e. solo per quelli che sono proprietari di una casa, con un maggiore beneficio per quelli che hanno case di maggiori dimensioni).

Secondo fonti ufficiali, questo “capolavoro”, tradotto in cifre, genera in media per famiglia un carico aggiuntivo di addizionale IRPEF di circa 105 euro/anno e (e per le famiglie proprietarie di una prima casa) un risparmio di ICI compreso nella maggioranza dei casi tra i 25 e i 30 euro l’anno (FONTE: Associazione Società Pubbliche Entrate Locali).

Molto probabilmente se i conti si fanno bene, l’impatto pro-capite è molto più elevato! W l’equità, W la giustizia, W il Welfare del centrosinistra.


Articolo di L.B.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un grande Articolo, Dottore
Massimo