Francesco Rutelli scioglie la riserva. E, dopo dieci giorni di «ascolto della città», annuncia che si ricandiderà a sindaco per il centrosinistra. «Dichiaro la mia disponibilità a candidarmi e non nascondo la mia emozione», ha detto il vicepremier uscente in un affollatissimo teatro Vittoria, nello storico rione Testaccio. Lo stesso luogo, tra l’altro, che Rutelli scelse nel 1993 per presentare la propria candidatura alla guida del Campidoglio contro Gianfranco Fini (all’epoca segretario dell’Msi). «La battaglia sarà dura, complessa, i romani sentono che c’è un soffio vitale di una città orgogliosa della propria storia e vogliosa di costruire una nuova tappa segnata dalla partecipazione».
Rutelli dunque annuncia la sua ricandidatura e lo fa dopo aver verificato che ancora esiste uno stretto «legame di fiducia» con i romani e dopo dieci giorni di tour della città, dal quale è emerso un giudizio «positivo e incoraggiante» nei confronti della sua scesa in campo. «Ho ascoltato molte voci - spiega l’ex sindaco - ho girato la città senza preavviso e senza filtri, senza una organizzazione preventiva. Mi sono recato in diversi quartieri per raccogliere opinioni, ma francamente c’era anche una mia esigenza personale di verificare la capacità di riannodare un legame diretto di fiducia a distanza dalla mia esperienza di sindaco e dopo anni di impegno nella politica nazionale».
L’esponente del Pd parla per circa un’ora con la stampa presente nel teatro capitolino, ma soprattutto spiega ai suoi sostenitori perché anche lui come Veltroni è convinto che «si può fare». Il suo obiettivo, spiega, è «trasmettere ai romani il sentimento che stiamo preparando qualcosa di grande e condiviso. Non avrei mai accettato questa sfida se non fossi convinto che possiamo mettere cose e persone nuove». Poi, annuncia che nel caso di vittoria proseguirà l’esperienza del «tour» dei dieci giorni: girerà la città con i mezzi pubblici (auguri), andando senza preavviso nei quartieri come negli uffici del Comune perché i romani possano contare sulla sua capacità di ascoltarli ed essere presente in modo non solo formale. «La cosa che più mi ha colpito in questi giorni - racconta il neocandidato - è il desiderio della città di vivere meglio l’organizzazione dei servizi, dal rigore alla severità verso comportamenti che colpiscono le persone più deboli». E il tema della riorganizzazione della macchina amministrativa e burocratica capitolina è centrale: «Abbiamo un esercito che ci lavora, dobbiamo farlo funzionare meglio», dice senza mezzi termini. Il suo tour nella città partirà già oggi, quando alle 10 incontrerà i rappresentanti sindacali, la Confcommercio e anche il forum terzo settore della città. Il primo slogan messo in campo da Rutelli è «Roma merita ascolto»: la frase campeggia alle spalle del vicepremier mentre parla dal palco del teatro Vittoria. Ma chiudendo il suo intervento il neocandidato cita Giovanni Paolo II, facendo sua la frase utilizzata dal Pontefice il 26 febbraio del 2004 durante l'udienza ai parroci romani: «Buon lavoro. Mi verrebbe da dire “damose da fa’”». Se negli ambienti del centrosinistra la candidatura di Francesco Rutelli trova grande entusiasmo, compresi gli auguri di Walter Veltroni, dal centrodestra si leva un coro di attacchi. «Una candidatura che dimostra il fallimento della sinistra su Roma dopo 17 anni di governo ininterrotto», tuona Gianni Alemanno (An). E Luciano Ciocchetti, altro candidato a sindaco per l’Udc, aggiunge: «Eppure ritornano...».
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